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Wild End | Li.Bo. Living in Borneo

  • Nome Progetto
    Wild End
  • Status
    Progetto | Concorso di Architettura
  • Progettista
    Marcello Cesini Architetto | Arch. Federico Fontana
  • Categoria
    Spazio Pubblico | Residenziale | Uffici
  • Luogo
    Amsterdam | Paesi Bassi
  • Anno
    2013

Il progetto prevede uno stretto rapporto con la natura già dal suo concept iniziale, mirando ad integrare le parti antropiche e quelle naturali. Siamo infatti partiti dal concetto di erosione, studiando come il meccanismo fisico apportato da diversi fattori (acqua, vento, precipitazioni) agisce sulla roccia e sulla morfologia, modificandola. Questo principio è applicato sull’intero edificio, che viene ipotizzato come la parte terminale di un blocco di pietra soggetto a tali azioni. Abbiamo quindi ipotizzato un possibile modo di abitare in una struttura amorfa e atipica, inserendo funzioni private e pubbliche. La parte pubblica è situata a al piano terreno, composta da un cafè con giardino, un pontile con aree verdi attrezzate e spazi gioco per bambini ed un molo per l’attracco delle imbarcazioni. La parte privata, accessibile dal piano terreno e dotata di garage a tale livello, ma separata dall’accesso principale del cafè; Salendo ai piani superiori si trovano progressivamente: la zona living, con cucina e bagno; il piano dedicato ai bambini con camere open space e bagno; quello padronale con camera, studio e bagno; ed all’ultimo piano il roof garden. La circolazione verticale è assicurata tramite un vano scala con ascensore separato dagli spazi privati. La pereti esterne ondulate sono interrotte da finestre a nastro che percorrono l’intero perimetro dell’edificio, composte da sottili montanti in acciaio e vetrate termoriflettenti. La struttura portante è ipotizzata in calestruzzo armato, formata da travi e pilastri, e rivestita nella parte esterna da listelli di legno levigato e isolata internamente con materiale riciclato, cercando di massimizzare la sostenibilità dell’edificio e dell’intervento. Il waterfront si presenta quindi come una eccezione alla totale antropizzazione dell’area, in un velato richiamo al concetto di meteorite alla base del masterplan, in un’ottica di integrazione col paesaggio circostante. L’artificiale si fonde e modella col paesaggio.

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